L’orso sardo tra le maschere tradizionali

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Barbaricina

Nuova riesumazione di maschere di Sardegna ed è subito polemica.

La frase è ironica, non me ne vogliano gli amici di Buddusò ma con la notizia dell’Orso, ieri sera, mi sa che abbiamo toccato il fondo.

Non è una novità oramai, basta il ricordo di un anziano morto nel lontano 1900 ed ecco che si scatena la caccia alle streghe….pardon alle maschere.

L’ho scritto ieri in un breve post e lo ricordo anche qui, pare che in molti Comuni dell’isola la pianificazione turistica passi per l’invenzione o la riesumazione di una maschera. Ormai ho smesso di contarle, sono centinaia, tutte somiglianti e con tratti scopiazzati da quelle storiche.

Tempo fa lessi un articolo interessante molto esaustivo su questa situazione, pare infatti vi sia una corsa a chi ha le corna più grandi (parlo di maschere), o a chi fa più rumore di campanacci. Tutti festeggiano Sant’Antonio con questi travestimenti improbabili che fanno guarda caso la prima uscita proprio il 17 gennaio e tutti attorno al fuoco con un passo che ricorda moltissimo i nostri Mamuthones.

Tutti a caccia di turisti e di presenze reintroducendo qualcosa non solo scomparso dalla memoria collettiva ma anche di difficile ricostruzione. Per questo entrano in campo gli “studiosi” che, partendo dal presupposto che più o meno queste maschere si assomigliano ovunque, scopiazzano elementi qua e là.

Il danno causato è enorme, crea una confusione assurda e a lungo andare non porta da nessuna parte. Ecco quindi che spuntano Carnevali antichi e rituali dimenticati in ogni angolo della Sardegna.




A Mamoiada, com’era prevedibile parte l’indignazione generale, anche perché a essere scopiazzati soprattutto nel nome delle nostre maschere siamo stati proprio noi già diversi anni fa! I nostri Mamuthones e Issohadores fanno storia e scuola, tanto da essere copiati persino nel passo. Persino il nostro Carnevale ormai ha perso il lustro di altri tempi, copiato pure quello! A noi restano le briciole di un pasto che viene spartito tra queste piccolissime realtà.

Raduni ovunque, ogni paese richiama visitatori ospitando queste riesumazioni, maschere di qua maschere di la. Ma siamo diventati tutti un popolo di mascherati? E c’è di peggio. L’orda di questi personaggi travestiti di pelli e campanacci di ogni calibro, si ritrova in estate in tutte le più rinomate località turistiche dell’isola. E anche le nostre maschere si prestano volentieri a questo gioco di comparsa estiva e non solo.

Anche sotto il sole cocente con 40° all’ombra i nostri eroi sfilano per compiacere la folla di turisti accaldati. In estate l’impressione che diamo è che siamo una terra abitata da uomini che indossano pelli e che vivono nascosti nelle montagne.

Parlo di tutti, nessuno escluso, compresi i nostri Mamuthones e Issohadores che credo abbiano battuto il record la scorsa estate di uscite extra Mamoiada. Con il risultato che proprio in paese le due uscite estive dello scorso anno siano state un grandissimo flop.

Le nostre tradizioni, quelle veramente radicate in una comunità, sono ben altro e non possono essere ricondotte ad un mero discorso economico e turistico. Il decano delle nostre maschere diceva: “Sono nato squadrato per fare il Mamuthone”. Questa frase racchiude un significato profondo, dimostra che la tradizione va al di la di un semplice ricordo. Essa viene vissuta e condivisa in un intero paese che assiste alla marcia muta di questo piccolo esercito con sollenità e rispetto.

Una tradizione è tale se viene vissuta da tutta la comunità in maniera continuativa e con elementi riconoscibili e reperibili.

Non si possono leggere commenti del tipo che sia giusto collegare queste ricostruzioni a qualsiasi tipo di “convenienza”! Ecco quello che sono diventate le nostre maschere “CONVENIENZA”. Far riconoscere le maschere storiche Mamuthones e Issohadores, Merdules e Boes, Thurpos da parte dell’UNESCO, a questo punto servirà davvero a ben poco se queste sono le premesse.

Anzi se i signori dell’UNESCO ci mandassero a quel paese non mi sorprenderebbe affatto.

Se poi ci aggiungiamo anche un pizzico di falsità e di inettitudine al prendere posizioni, beh, possiamo anche scrivere post su post, ma non riusciremo a cambiare proprio nulla.

Anzi ne sono certa, questo articolo farà incazzare, sorridere, susciterà forse ammirazione, chi lo sa, ma tra una settimana sarà tutto finito. Nuovo giro nuova corsa, in attesa della prossima “carnevalata”.

Cambosu scriveva: “…se vuoi un Carnevale che non ce n’è un altro su tutta la terra vattene a Mamoiada che lo inaugura il giorno di Sant’Antonio: vedrai l’armento con maschere di legno, l’armento muto e prigioniero, i vecchi vinti, i giovani vincitori: un Carnevale triste, un Carnevale delle ceneri, storia nostra d’ogni giorno, gioia condita con un po’ di fiele e aceto, miele amaro…”

Sto ancora aspettando un ritorno alle origini….ma forse sogno troppo ad occhi aperti.